La Dignitas Infinita tra Papa Francesco e Don Tonino Bello (di Lara Carrozzo)
La dichiarazione “Dignitas Infinita” del Dicastero per la dottrina della fede è un documento preciso e puntuale, che presenta con chiarezza il fondamento su cui si basa il senso della vita umana e il suo valore altissimo, senza trascurare le violazioni più gravi commesse al riguardo. Questa tematica è stata ampiamente trattata sia da Papa Francesco che da Don Tonino Bello.
Fin dall’inizio della sua missione, sulla spinta del Vangelo, la Chiesa si è sforzata di affermare la libertà e di promuovere i diritti di tutti gli esseri umani. Negli ultimi tempi, grazie alla voce dei Pontefici, ha inteso formulare più esplicitamente tale impegno attraverso il rinnovato appello per il riconoscimento della dignità fondamentale che spetta alla persona umana. San Paolo VI ebbe a dire che “nessuna antropologia eguaglia quella della Chiesa sulla persona umana, anche singolarmente considerata, circa la sua originalità, la sua dignità, la intangibilità e la ricchezza dei suoi diritti fondamentali, la sua sacralità, la sua educabilità, la sua aspirazione ad uno sviluppo completo, la sua immortalità. La dichiarazione Dignitas infinita, intende ribadire la dignità ontologica di ogni persona umana per il fatto di esistere e di essere voluta, creata e amata da Dio. D’altronde la Rivelazione biblica insegna che ogni essere umano è creato ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1,26-27) e ha un ruolo singolare nella creazione. Essere creati a immagine di Dio significa possedere la dignità della persona che, come ci ricorda San Tommaso d’Aquino, è «quanto di più nobile c’è in tutto l’universo» (Summa Theologiae, I, q. 29, a. 3); significa possedere in noi un valore sacro e inviolabile che trascende ogni differenza sessuale, sociale, politica, culturale, religiosa. Gesù ha abbattuto le barriere culturali e cultuali, ridando dignità a ogni persona e ha attraversato questo nostro mondo «beneficando e risanando tutti» (Atti 10,38).
Papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti, ha voluto sottolineare con particolare insistenza che questa dignità esiste “al di là di ogni circostanza”, invitando tutti a difenderla in ogni contesto culturale, in ogni momento dell’esistenza di una persona, indipendentemente da qualsiasi deficienza fisica, psicologica, sociale o anche morale. A questo riguardo, la Dichiarazione si sforza di mostrare che ci troviamo di fronte a una verità universale, che tutti siamo chiamati a riconoscere, come condizione fondamentale affinché le nostre società siano veramente giuste, pacifiche, sane e alla fine autenticamente umane.
La concezione di dignità per Don Tonino Bello è molto profonda, perché la considera un diritto inalienabile e fondamentale, che deve essere riconosciuto e tutelato per ogni persona, senza distinzioni. E’ coinvolgimento attivo perché non basta riconoscere la dignità, ma è necessario impegnarsi attivamente per difenderla, soprattutto nei confronti dei più vulnerabili; è contrasto alle ingiustizie in quanto la dignità umana si afferma anche nel rifiuto di ogni forma di ingiustizia, violenza e oppressione, combattendo le cause che la minacciano. E’ soprattutto pace e solidarietà, che sono elementi costitutivi della dignità umana, perché creano le condizioni per una convivenza rispettosa e armoniosa per entrare in un percorso di santità. Alcuni titoli fondamentali della Dignitas Infinita sono tanto cari a Don Tonino Bello: Il dramma della povertà, La guerra, Il travaglio dei migranti, La tratta delle persone, Abusi sessuali , Le violenze contro le donne, Aborto, Maternità surrogata, l’eutanasia ed il suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili.
Per comprendere alcune delle numerose e gravi violazioni della dignità umana nel mondo contemporaneo, possiamo ricordare quanto ha insegnato al riguardo il Concilio Vaticano II. Si dovrà riconoscere che si oppone alla dignità umana “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario”. Attenta altresì alla nostra dignità “tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche”. Ed infine “tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili”. Bisognerà pure qui menzionare il tema della pena di morte: anche quest’ultima, infatti, viola la dignità inalienabile di ogni persona umana al di là di ogni circostanza. Si deve, al contrario, riconoscere che “il fermo rifiuto della pena di morte mostra fino a che punto è possibile riconoscere l’inalienabile dignità di ogni essere umano. Appare opportuno anche ribadire la dignità delle persone che si trovano in carcere, spesso costrette a vivere in condizioni indegne, e che la pratica della tortura contrasta oltre ogni limite la dignità propria di ogni essere umano, anche nel caso in cui qualcuno si fosse reso colpevole di gravi crimini”.
Nell’incipit del Demian di Herman Hesse c’è scritto: “Certo che cosa sia un uomo realmente vivo si sa oggi meno che mai e perciò si ammazzano gli uomini in grandi quantità, mentre ognuno di essi è un tentativo prezioso e unico della natura. Se non fossimo qualcosa di più di uomini unici, se si potesse veramente togliere di mezzo ognuno di noi con una pallottola, non ci sarebbe ragione di raccontare storie. Ogni uomo però non è soltanto se stesso, ma anche il punto unico, particolarissimo, dove i fenomeni del mondo si incrociano una volta sola, senza ripetizione. Perciò, la storia di ogni uomo è importante, eterna, divina; perciò ogni uomo fintanto che vive e in qualche modo adempie il volere della natura, è meraviglioso e degno di ogni attenzione. In ognuno lo spirito ha preso forma, in ognuno soffre il creato, in ognuno si crocifigge un Redentore. Oggi pochi sanno che cosa sia l’uomo. Molti lo sentono e perciò muoiono con maggiore facilità, come io morirò più facilmente quando avrò finito di scrivere questa storia”.
Prendiamo spunto da queste parole per recuperare il senso della dignità e dell’umanità perduta, nell’attesa che, sulla spinta del Vangelo, possiamo comprendere a fondo che qualsiasi azione faremo nella vita dovrà essere in funzione di quell’eternità che spesso viene smarrita in questi tempi difficili e afflitti da guerre insensate e ingiuste per il cuore di Dio.